giuseppe nastasiAgata, il suo popolo, la sua città
2023
È la mattina del 4 febbraio.Terminata la messa dell’aurora, il busto reliquiario della santa patrona lascia il duomo di Catania e, portato a spalla dai devoti, è posizionato sul fercolo. Il parroco della Basilica Cattedrale, con un breve discorso, affida alla popolazione etnea le reliquie della Vergine Agata perché possano essere portate in trionfo lungo le strade che compongono il “giro esterno” della città.
Salutata da fuochi d’artificio, preceduta dalle “cannalori”, e costantemente attorniata dai devoti, la “vara” di Sant’Agataattraversa la Porta Uzeda verso gli archi della marina e prosegue costeggiando il tracciato delle mura cinquecentesche.
Chi aspetta l’arrivo della Santa, vede un’immagine composta da tre piani. In primo piano c’è il popolo di Agata che precede il fercolo e che nasconde i devoti che stringono i due cordoni preposti al traino. Poi vede il fercolo d’argento che sovrasta la folla e, a poca distanza, i venditori di ceri. Dietro, in lontananza, i palloncini portati a braccio dai venditori ambulanti, riprendono il ritmo compositivo creato dai devoti e sembrano anch’essi partecipare alla processione.
Fa da cornice a questa scena la città. Gli archi della marina a sinistra, le antiche case sulla destra, e i palazzi dell’arcivescovado sullo sfondo sottolineano che Agata è in mezzo al suo popolo, nella sua città: “Noli offendere patriamAgathae, quia ultrixiniuriam est”.